venerdì 3 gennaio 2014

Lo scritto dell’esame da avvocato: “L’esperienza peggiore della mia vita; non voglio parlarne mai più”.



Il post con cui decido di riprendere a scrivere questo blog e tentare di ridargli vita non ha molto a che fare con i temi che ho trattato finora, ma in qualche modo, dopo 1 anno e mezzo, devo rompere il ghiaccio.

Circa 20 giorni fa, poco prima di Natale, mi sono sottoposta a quella che per moltissimi laureati in giurisprudenza è la madre delle torture. Insieme ad altri 2081 (esatti) giuristi o presunti tali mi sono fiduciosamente recata a Rimini, ingresso Ovest della Fiera, per sostenere l’esame di abilitazione alla professione forense. Nonostante non abbia, per ora (mai dire mai), interesse ad esercitare, ho pensato (su insistente suggerimento di alcuni) di prendere il famigerato titolo e tentare di fregiarmi della qualità di avvocato.


Con questo post non voglio annoiarvi con minuziosi racconti o lamentele sulla mia esperienza riminese, ma solamente sfatare alcuni miti che ruotano attorno all’esame in questione.


Una consistente parte della popolazione italiana (probabilmente anche a giusta ragione) ignora completamente cosa comporti questo esame e, quindi, come si faccia a diventare avvocato; un’altra parte della popolazione, i laureati in giurisprudenza che aspirano spasmodicamente a questo titolo, vi ha costruito attorno leggende degne dei migliori fantasy.

Il motivo per cui voglio spiegare ai primi cosa sia l’esame da avvocato è per rendere giustizia e merito ai secondi; la ragione per cui voglio sfatare le leggende tramandate dai secondi è quella di tranquillizzare, almeno un po’, i futuri esaminandi.

Premessa: ad oggi l’unica esperienza che ho è quella dello scritto, che penso di aver passato ma in realtà non ne ho alcuna certezza. Per l’orale non posso pronunciarmi, anche se sinceramente, per ora, l’unica cosa che penso è che sarà noioso rimettersi sui libri 8 ore al giorno.

L’esame di abilitazione alla professione forense si compone di due parti: uno scritto e un orale. La prima di queste si svolge tutti gli anni circa a metà di dicembre ed è organizzata per distretti di Corti d’Appello (diciamo, per semplificare, a livello regionale). Ciò significa che tutti gli aspiranti avvocati di quella zona devono recarsi in un luogo prestabilito dove svolgere le prove. L’esame si articola in 3 giorni consecutivi, uno per ciascun “tema”. Il primo giorno i candidati devono redigere un parere in materia di diritto civile (in sostanza si fa finta che un qualche Tizio o Sempronio chieda consigli legali su qualcosa che gli è successo e gli si dà una risposta scritta), il secondo giorno uno in materia di diritto penale e il terzo devono scrivere un atto giudiziario (come quelli che si presentano in Tribunale) in una materia a scelta tra diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo. Per completare le prove vengono concesse 7 ore, ma in realtà tutta la trafila dura circa 9/10 ore ogni giorno. Questo significa che si passa tutto questo tempo in questi enormi padiglioni (il più delle volte freddi come non mai) insieme a migliaia di altre persone, stipati ad aspettare. Fisicamente è un’esperienza molto, ma molto faticosa; interminabili file per i bagni tanto che io 2 giorni su 3 ho rinunciato ad andarci e considerate che sono una donna: non è stato affatto facile; gente nel panico ovunque che ti guarda come se dovessi salvarla da morte certa, e molto altro. Senza contare che si passano 5/6 ore a scrivere a mano, cosa che nessuno di noi ha più fatto dopo l’esame di maturità (e per molti di quelli che ogni anno provano ad abilitarsi, l’esame di maturità è qualcosa di mooolto lontano). Insomma è un’esperienza pesantissima fisicamente, non si può negare. Questo lo dico per tutti coloro che credono si tratti di un esame di abilitazione come tutti gli altri: non lo è. “Prendere il titolo”, come mi hanno tanto detto quelli che mi hanno ripetutamente ‘suggerito’ di farlo, non è così semplice ed è faticoso.

Dall’altro lato, invece, devo dire che se la cosa si affronta con un minimo di tranquillità e razionalità è qualcosa di assolutamente fattibile. Guardate, magari va a finire che a giugno scopro si essere stata inesorabilmente bocciata (sì, da dicembre, i risultati escono a giugno) e quindi che forse facevo meglio ad agitarmi e riempirmi d’ansia da prestazione, ma questo non ve lo so dire. So solo che i racconti delle mie più care amiche che avevano sostenuto l’esame prima di me lo descrivevano come “l’esperienza peggiore delle loro vite”, tanto da portarle a dire, ogni volta che si cercava di introdurre l’argomento per capire come fosse andata, “non ne voglio parlare mai più”. Ora, capite bene che con tali premesse io sono partita tranquilla ma pronta ad affrontare qualcosa che comunque mi avrebbe sconvolto. Seguendo i loro consigli, tra le altre cose, nel mio equipaggiamento si rinvenivano: cerotti, vitamine, salviette di ogni tipo, una torcia, 2 orologi e una sveglia (che in realtà era il timer dello spazzolino elettrico di mia sorella), pocket coffee come se non ci fosse un domani, acqua e coca cola (che a ripensarci bene avrei potuto tranquillamente comprare là), cioccolatini, barrette energetiche e molto altro. 
Morale della favola? Alla fine, tra la preparazione psicologica (più che altro terrorismo) e quella materiale che grazie alle mie (comunque meravigliose) amiche avevo approntato, avrei probabilmente potuto resistere alcuni giorni a un piccolo attacco nucleare ed uscirne indenne!

In conclusione, tutto questo per dire? Bhe, innanzitutto che lo scritto dell’esame da avvocato è massacrante e che per prepararsi serve molto riposo e per riprendersi ancora di più; in secondo luogo per rassicurare i futuri esaminandi. State tranquilli, andate là sereni, vi sedete al vostro posto, fate un po’ di amicizia coi vicini (che tanto saranno totalmente inutili se non molesti) e quando dettano la traccia con calma e lucidità vi mettete a scrivere. Basta. Non succede niente. È solo un esame, importante – magari importantissimo – ma non deve diventare “l’esperienza peggiore della vostra vita”.

Come colonna sonora vi consiglio vivamente questa meraviglia di canzone.