Si parla moltissimo in questi giorni delle future (più
o meno vicine) elezioni politiche. E si parla anche di legge elettorale. Il
Parlamento promette che non torneremo a votare con il cd. Porcellum.
Ma a parte questo, quanti di noi sanno esattamente come funziona l’attuale
legge elettorale? La legge 270 del 2005, detta Legge Calderoli, è meglio
conosciuta come Porcellum dopo che lo stesso Calderoli, che l’aveva
promossa e voluta, la definì una porcata. Si tratta, in sintesi, di una legge che stabilisce
quello che potremo definire come un sistema proporzionale corretto. Le diverse
coalizioni o partiti presentano delle liste di candidati “bloccate”. Questo
significa che non si esprimono preferenze, ossia che si può scegliere solo
quale coalizione votare: la persona che sarà eletta verrà determinata in base all’ordine
deciso a priori dalla coalizione stessa. Si perde così parte della libertà del
voto e si diminuisce la rappresentatività del Parlamento, dal momento che gli
elettori non scelgono concretamente le persone che saranno elette. Ogni
candidato potrà essere incluso in più collegi, di modo che se la coalizione non
raggiunge in quel collegio la quantità di voti necessaria affinché quella
persona venga eletta, questa ha possibilità di essere eletta in un altro
collegio (come una sorta di ripescaggio). Per la Camera dei Deputati è previsto
un premio di maggioranza che garantisce un minimo di 340 su 630 seggi alla
coalizione vincente, indipendentemente dalla percentuale di voti con cui la
coalizione ha vinto. Questo assicura alla coalizione o al partito vincitore una
forte maggioranza (la maggioranza per le deliberazioni della Camera dei
Deputati è 316 su 630) che si traduce in stabilità e maggiore facilità a
governare. Apparentemente molto bene, ma in realtà significa anche che se il
partito (o la coalizione) che ha ottenuto più voti è stato votato, per esempio,
dal 20% della popolazione (e nessun altro partito/coalizione ha raggiunto
questa percentuale), questo diventerà il partito di maggioranza in Parlamento e
il partito al Governo, pur rappresentando solo 1/5 della popolazione nazionale!
Al Senato della Repubblica, invece funziona
diversamente, in virtù del fatto che il Senato è una camera eletta su base
regionale. Quindi in ogni regione la coalizione o partito che ha ottenuto la
maggioranza dei voti si vedrà assegnato il 55% dei seggi disponibili per il suo
territorio. Anche in questo caso vale il rilevo fatto sopra in relazione alla
Camera dei Deputati: il premio di maggioranza viene attribuito
indipendentemente dalla percentuale di voti ottenuti, basta che sia la
percentuale più alta.
Esistono, inoltre, le cd. regole di sbarramento, ossia
quelle percentuali minime di voti richieste perché una coalizione possa entrare
in Parlamento (ossia partecipare alla spartizione dei seggi): alla Camera dei
Deputati è richiesto un minimo del 10% dei voti per le coalizioni e del 4% per
le liste non coalizzate, mentre al Senato lo sbarramento è al 20 % per le
coalizioni e all’8% per le liste non coalizzate. La legge, infine, ha
introdotto la novità delle circoscrizioni estere attraverso le quali si
eleggono 12 seggi alla Camera dei Deputati (6 in Europa, 3 in America
Meridionale, 2 in America Settentrionale e Centrale, 1 in Africa, Asia, Oceania
e Antartide) e 6 seggi al Senato della Repubblica (2 in Europa, 2 in America
Meridionale, 1 in America Settentrionale e Centrale, 1 in Africa, Asia, Oceania
e Antartide).
In questo post ho pensato fosse utile dare uno schema
generale sul funzionamento delle legge elettorale attuale, sia per permettere a
chi non “mastica il giuridichese” di capire qualcosa in più sul come viene a
concretizzarsi il suo diritto di voto, sia per poter poi commentare questa
legge nel prossimo post, o insieme a quelli di voi che vorranno commentare con
i loro pareri e le loro opinioni.
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